Salvi. La scure dei dazi voluti dal presidente americano Donald Trump non colpisce la Mozzarella di Bufala Campana DOP. E non siamo i soli: anche il prosciutto sia crudo che cotto, il prosecco, l'olio di oliva, il pecorino romano (nella black list USA viene specificato che il dazio del 25% si applica al formaggio grattugiato ma non alle forme) sono salvi.
Un risultato che è il frutto di un lavoro di lobbyng portato avanti dal Consorzio di tutela della Mozzarella di bufala campana DOP e che è culminato, nel mese di Agosto a Caserta, con la firma di un accordo sulla protezione della denominazione Mozzarella di bufala campana DOP negli Usa.
Il presidente del Consorzio di tutela, Domenico Raimondo, e il vicepresidente del US Dairy, nonché direttore del Consorzio dei nomi comuni, Jaime Castaneda, avevano siglato il documento che apriva la strada a un nuovo dialogo sulla protezione dei prodotti di origine in America e anche nei mercati globali.
«L'imposizione dei dazi sulle nostre eccellenze è un segnale molto preoccupante, anche se fortunatamente la mozzarella di bufala campana è esclusa dai dazi. Noi siamo per il libero commercio e la forza del comparto sta nell'export, che non deve essere penalizzato», ha spiegato Pier Maria Saccani, direttore del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana DOP.
Mozzarella di bufala campana DOP prodotto preferito in Nord America
Saranno felici gli influencer che negli Stati Uniti, in Canada e in Messico hanno indicato la mozzarella di bufala campana DOP come il prodotto italiano più amato e desiderato.
La consacrazione arriva dall’indagine sulle tendenze di consumo del Made in Italy agroalimentare, condotta da Assocamere Estero (l’Associazione che raggruppa le 78 Camere di Commercio Italiane all’Estero e Unioncamere), che ha coinvolto 550 influencer del food&wine nei tre Paesi del Nord America, nell’ambito del progetto «True Italian Taste».
Così la mozzarella di bufala DOP si aggiudica il primo posto nella speciale classifica delle preferenze di chi fa tendenza e orienta i consumi in Nord America. Quasi uno su due ha scelto la bufala, per l’esattezza il 47,5% del campione totale: è il cibo made in Italy più apprezzato dai canadesi (57,3%) e dai messicani (48,4%), piazzandosi al secondo posto negli Stati Uniti (42,5%). Battuta la concorrenza della pasta fresca e del gorgonzola, che arrivano sul podio. La mozzarella DOP vince anche la sfida tra i più giovani, conquistando il gusto dei Millennials, i giovani tra i 18 e i 34 anni. Lo studio è stato realizzato su un campione rappresentativo di 550 influencer del food & wine; il 23,5% degli intervistati appartiene alla fascia di età 18 - 34 anni mentre la maggior parte (62%) ha tra i 35 e 54 anni. Oltre la metà degli influencer, pari al 55%, opera nel settore food & wine, il 27,7% si occupa di blog & journalism, il 13% svolge attività legate alla sfera del food e il restante 4% appartiene al settore travel.
I prodotti del Made in Italy colpiti dai dazi USA
Su un totale di import agroalimentare negli USA di origine italiana che nel 2018 è stato di 5,48 miliardi di dollari, l’ammontare che viene interessato dai nuovi dazi è di circa 482 milioni di dollari, vale a dire il 9%. Se questo può sembrare una buona notizia, il brutto è che la gran parte di tale montante (quasi il 50%) riguarda i formaggi.
Nella lista dei prodotti sottoposti a dazi ci sono il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano con un valore delle esportazioni di 150 milioni di euro nel 2018 in aumento del 26% nel primo semestre di quest’anno. Le tariffe doganali per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano di fatto triplicano passando dal 15% al 40% sul valore del prodotto. Altro settore colpito è quello dei liquori, per i quali il dazio del 25% andrebbe ad interessare un valore di quasi 167 milioni di dollari.)
Colpo duro per Regno Unito, Francia e Spagna
È una ricerca Nomisma Agroalimentare ad individuare, per i principali paesi UE, i settori maggiormente colpiti dalla nuova imposizione tariffaria.
Come abbiamo già scritto, l’ammontare interessato dai nuovi dazi è di circa 482 milioni di dollari. Nel caso della Francia, il dazio andrebbe a colpire principalmente il settore dei vini fermi su un valore di 1,3 miliardi di dollari (vale a dire il 20% dell’import agroalimentare di origine francese). In questo caso, Trump ha risparmiato sia lo Champagne che i formaggi transalpini mentre ha colpito, al di fuori dell’agroalimentare, le esportazioni dei grandi aerei commerciali (10% di dazio su 3,5 miliardi di dollari di import).
Per la Spagna, il valore dei propri prodotti inseriti nella lista incide per ben il 35% sul totale delle importazioni agroalimentari spagnole negli USA, con olio d’oliva e vino più penalizzati.
In merito al Regno Unito, la quasi totalità dei propri prodotti esportati negli USA soggetti a nuovi dazi attiene agli spirits e, in particolare al whisky anche se nella lista viene specificato che l’import di questo prodotto sarà tassato solo in quota parte e non su tutto l’ammontare. Va comunque segnalato che, nel 2018, l’import americano di Scotch Whisky è stato di ben 1,6 miliardi di dollari che, unito agli altri prodotti di origine britannica inseriti nella lista, conducono ad una potenziale incidenza delle esportazioni soggette a nuovi dazi di oltre il 60% sul totale degli scambi agroalimentari.
Infine la Germania. Per questo paese, il valore dell’import soggetto a dazio è il più basso dei cinque top exporter considerati, vale a dire 424 milioni di dollari, il 19% del totale degli scambi agroalimentari verso gli USA.